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Dopo la Champions, il PSG può davvero conquistare anche il mondo?

Dopo la Champions, il PSG può davvero conquistare anche il mondo?

Pubblicato da: John Pubblicato il: 19/06/2025 Letto: 35

Fresca vincitrice della UEFA Champions League 2025, il Paris Saint-Germain (PSG) si presenta alla FIFA Club World Cup con un entusiasmo e una fiducia mai visti prima. Dopo anni di investimenti, rivoluzioni tattiche e cambi generazionali, il club parigino ha finalmente conquistato la sua prima Coppa dei Campioni superando il Manchester City per 3-1 in una finale che resterà nella storia.

Ma la gloria europea è solo l'inizio.

Con l’edizione 2025 della Coppa del Mondo per club espansa a 32 squadre, il torneo ha assunto un nuovo significato: non è più un evento secondario ma una vera e propria Coppa del Mondo per club, con ritmi intensi, avversari agguerriti e margini di errore ridotti al minimo. Ora il PSG deve rispondere a una nuova, più difficile domanda: dopo aver conquistato l’Europa, può dominare anche il mondo?

La risposta iniziale è stata impressionante: vittoria per 4-0 contro l’Atlético Madrid nella prima partita del Gruppo B. Non solo il risultato, ma anche la prestazione—dominante sul piano fisico, tecnico e tattico—ha lanciato un chiaro segnale alle altre contendenti.

Dopo l’Europa, tocca al mondo: il PSG può davvero continuare a dominare e sollevare la Coppa del Mondo per Club?

Il PSG è ormai una macchina perfettamente funzionante?

Se la vittoria in Champions League ha già consacrato il PSG come una delle squadre più forti del panorama europeo, l’esordio nella Coppa del Mondo per Club non ha fatto altro che rafforzare questa percezione. Il 4-0 inflitto all’Atlético Madrid non è solo un risultato rotondo, ma il frutto di una prestazione collettiva dominante, che evidenzia uno stato di forma psicofisico impeccabile.

Contro un avversario solido e tatticamente organizzato come l’Atlético, il PSG ha mantenuto il controllo del gioco fin dai primi minuti. Con un possesso palla che ha sfiorato il 75% e ben 16 tiri complessivi (di cui 11 in porta), la squadra di Luis Enrique ha imposto il proprio ritmo con naturalezza, alternando fasi di palleggio paziente a accelerazioni improvvise che hanno mandato in tilt la difesa spagnola.

La coppia formata da Fabián Ruiz e Vitinha ha fornito una prestazione magistrale: equilibrio, visione di gioco e capacità di dettare i tempi sono stati fondamentali. Lo spagnolo ha sbloccato il match con un gran gol dalla distanza, mentre il portoghese ha coronato la sua prova con una rete nel recupero del primo tempo, oltre a una percentuale di passaggi riusciti vicina al 95%.

Un aspetto da non sottovalutare è la profondità della rosa: nel secondo tempo è arrivato anche il gol del giovane talento Senny Mayulu, classe 2006, che è così diventato uno dei più giovani marcatori nella storia del torneo. Lee Kang-in ha poi chiuso il match trasformando con freddezza un calcio di rigore nei minuti di recupero.

Questa versione del PSG appare più equilibrata, matura e completa rispetto alle edizioni passate. Non c’è più dipendenza da una singola stella: ogni reparto contribuisce in modo efficace, e la gestione delle fasi di gioco dimostra un’identità tattica ben assimilata.


Ancora in difficoltà con i tanti giganti europei favoriti per la vittoria del campionato

Nonostante l’inizio travolgente contro l’Atlético Madrid, la strada verso il titolo mondiale è tutt’altro che semplice per il Paris Saint-Germain. La Coppa del Mondo per Club 2025, con il nuovo formato a 32 squadre, rappresenta una competizione molto più lunga, imprevedibile e logorante rispetto alle precedenti edizioni. E se Parigi sogna il doppio trionfo, dovrà prima superare una serie di ostacoli di altissimo livello.

Tra i favoriti della competizione ci sono corazzate europee come il Manchester City, il Bayern Monaco e il Real Madrid, tutte con esperienza, talento e una rosa profonda. Il Bayern, per esempio, ha già mandato un chiaro segnale con la clamorosa vittoria per 10-0 contro l’Auckland City. Il PSG potrebbe incontrarle nella fase a eliminazione diretta, dove una singola disattenzione può significare l’eliminazione.

Non va sottovalutata nemmeno la fame delle squadre sudamericane come il Palmeiras, il Boca Juniors e il Flamengo, abituate a partite ad alta intensità fisica e con una forte identità collettiva. Storicamente, i club sudamericani affrontano il torneo con un’intensità quasi da “finale di vita o di morte”, rendendo ogni confronto potenzialmente insidioso.

Uno degli aspetti più critici di questa edizione è il clima. Molti match si giocano in condizioni di calore estremo, come dimostrato dalla partita contro l’Atlético, disputata sotto 31°C e con tassi di umidità superiori al 70%. La gestione fisica sarà fondamentale, soprattutto per una squadra che basa il proprio gioco su un’intensità costante.

Infine, c’è la pressione psicologica. Dopo il trionfo in Champions, le aspettative su PSG sono enormi. Ogni partita viene vissuta come “obbligatoria” da vincere, e il calendario serrato – con partite ogni tre giorni – non permette cali di concentrazione.


Il PSG ha una coesione senza precedenti in questo momento

Se il talento tecnico è ciò che ti porta in vetta, è la forza mentale che ti ci mantiene. Per il PSG, la conquista della Champions League è stata molto più di un semplice trionfo sportivo: è stata la dimostrazione di una maturazione psicologica collettiva. Ed è proprio questa solidità mentale che potrebbe fare la differenza nel lungo e tortuoso cammino della Coppa del Mondo per Club.

Negli anni passati, il PSG ha spesso mostrato fragilità emotive nei momenti chiave: blackout improvvisi, tensioni interne, scarsa gestione della pressione. Ma nella stagione 2024/25 abbiamo assistito a una trasformazione profonda. I parigini hanno eliminato avversari di altissimo livello con freddezza, disciplina tattica e grande coesione.

Luis Enrique ha saputo costruire un gruppo più equilibrato, meno dipendente dai singoli e più basato sul collettivo. In questo PSG non esiste più un “Messi-centrismo” o “Mbappé-dipendenza”: ogni reparto sa cosa fare, e lo fa con fiducia nei propri mezzi.

Un altro punto chiave è la presenza di diversi leader silenziosi. Fabián Ruiz detta i tempi in mezzo al campo, Marquinhos guida la linea difensiva con autorità, e Donnarumma è sempre più sicuro tra i pali. Anche i giovani, come Vitinha o Zaire-Emery, mostrano personalità da veterani.

La leadership, nel PSG attuale, non è questione di fascia da capitano, ma di responsabilità condivisa.

Infine, ciò che colpisce è la fame. Nonostante la recente gloria europea, la squadra è tornata in campo con la stessa intensità, senza cenni di appagamento. Contro l’Atlético, hanno giocato come se nulla fosse ancora stato vinto. Questo atteggiamento è forse il segnale più forte: il PSG non è venuto al Mondiale per Club a partecipare. È venuto a vincere.